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Tour Virtuali Trento
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Il mio viaggio a Rovereto è stato carico di aspettative, conoscevo l’opera, i suoi rimandi al vicino Palazzo Fedrigotti, sapevo della proverbiale attenzione di Botta verso il sito interessato dal progetto architettonico, volevo, quindi, visitare MART e Città per capire la differenza che passa tra il costruire un’ Opera consapevole del suo intorno, o il far prevalere l’ego del progettista, incurante del Paesaggio che dovrà ospitare il nuovo venuto, senza valutarne le conseguenze. Nel programma che avevo organizzato a casa, la mia visita sarebbe dovuta cominciare proprio da Rovereto, perchè studiare la Città prima del Museo, pensavo, sarebbe stato come ripercorrere i primi passi di Mario Botta nell’approccio allo studio progettuale. Corso Rosmini, testimonianza della più moderna Rovereto, progettato nel 1857, sarebbe dovuto essere il punto di partenza di un percorso che passando per l’omonima Piazza mi avrebbe portato in Corso Bettini, dunque, al MART.
Quando però, giunta al Museo dal parcheggio sotterraneo, ho sceso le prime scale verso la rotonda di accesso e ho visto le statue e la vasca, non ho resistito alla tentazione, e la visita a Rovereto è passata immediatamente in secondo piano. Sarà questo che succede quando si viene in visita qui, ho pensato? Succede che il museo catalizza tutta quanta l’attenzione e una città dall’importante passato storico-industriale viene offuscata dalla più contemporanea opera architettonica? E ancora, a Rovereto si viene per visitare il MART o la Città? D’un tratto le domande lasciano posto alla contemplazione. Nel mio caso il Museo è la ragione per cui oggi sono a Rovereto.
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